Pace, Lavoro, Democrazia e Giustizia Sociale sono le nostre parole e camminano insieme

Pace, Lavoro, Democrazia e Giustizia Sociale sono le nostre parole e camminano insieme

Manifestazione nazionale il 18 giugno 2022 a Roma, in Piazza del Popolo, alle ore 10,00
La C.d.L. organizza un autobus per partecipare info Cristina Pierattini 3356874294

Per la pace.
La condizione che stiamo attraversando è straordinaria: pandemia, guerra, nuovo
paradigma digitale, ambientale ed energetico hanno travolto e messo in discussione tutto.
Il momento delle scelte è adesso, e ha bisogno di una larga condivisione di idee e
partecipazione del mondo del lavoro e di tutta la società civile per cambiare lo stato
delle cose verso un nuovo mondo, una nuova Europa, un nuovo Paese.
Subito e guardando al futuro!
La guerra è sempre orrore e devastazione, oggi è stata portata nel cuore dell’Europa
dalla criminale aggressione della Russia di Putin all’Ucraina. In guerra i primi a soffrire
sono le lavoratrici e i lavoratori, i primi a morire sono i giovani sotto le armi, le donne, i
bambini e gli anziani che non riescono a fuggire. E le conseguenze drammatiche sul
popolo ucraino rischiano di espandersi ulteriormente se non si lavora con determinazione
per la pace.
Gli effetti anche oltre i confini del continente europeo sono già evidenti, a partire dalla crisi
alimentare a causa del blocco all’esportazione del grano e alla crescita dell’instabilità in
vaste aree del mondo.
La CGIL si è impegnata da subito contro l’invasione russa, a sostegno degli ucraini,
della democrazia e del diritto all’autodeterminazione attraverso aiuti umanitari e
progetti di accoglienza. Ma anche per chiedere il cessate il fuoco e costruire la pace
attraverso il negoziato. La guerra non si ferma con la guerra né con l’aumento delle spese
militari ma dando vita come proposto dal nostro Presidente della Repubblica a una nuova
conferenza internazionale di pace sul modello di Helsinki del 1975 per intraprendere la
strada del disarmo, della coesistenza e di un nuovo multilateralismo. L’Europa, ed in essa l’Italia, può e deve svolgere un’azione diplomatica attiva per
una pace duratura e proporsi come fondamentale elemento di garanzia contro la crescita
di logiche nazionaliste xenofobe e discriminatorie.
Il nostro impegno è affermare in Europa una cultura di garanzie universali dei diritti umani
e di accoglienza verso tutti coloro che sono vittime e profughi della guerra.
Per il lavoro e la giustizia sociale.
Bisogna investire per combattere ora vecchie e nuove povertà, per una società
sostenibile improntata alla giustizia sociale, al lavoro stabile e dignitoso. Occorre
ridurre i divari e le diseguaglianze sociali e territoriali che la crisi ha acuito.
Per questo, l’Europa non deve tornare alla politica di austerity, ma rendere strutturale il
modello di Next Generation EU, assunto per affrontare gli effetti della pandemia, per una
politica economica espansiva che investa nello Stato sociale e in un nuovo modello
di sviluppo.
Bisogna rimettere al centro il lavoro, fare della giustizia sociale il parametro delle
scelte politiche e di investimento e utilizzare le risorse europee e nazionali per
affrontare la transizione digitale e ambientale senza lasciare indietro nessuno,
garantendo il diritto alla salute, alla conoscenza, all’invecchiamento attivo.
Cambiare il presente, guardando al futuro oggi vuol dire aiutare chi ha redditi più bassi
e chi è più in difficoltà – lavoratori, pensionati, precari, Partite IVA, disoccupati. La
perdita del potere d’acquisto di salari e pensioni, per la crescita dell’inflazione
necessita di una risposta immediata.
Il bonus di 200 euro una tantum previsto dal Governo è una prima risposta alle richieste
sindacali, ma bisogna fare di più aumentando il netto della busta paga e delle pensioni.
Abbiamo alcune proposte che vanno in questa direzione:
⚫ Rafforzare il bonus energia allargando la platea;
⚫ Aumentare la decontribuzione sui salari e per i pensionati il valore e la platea dei
beneficiari della c.d. quattordicesima;
⚫ Indicizzare le detrazioni per lavoro dipendente e pensionati;
⚫ Anticipare la rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici;
⚫ Riaffermare il sistema di welfare pubblico: sanità, sociale, istruzione, pensioni.Le risorse necessarie possono essere così recuperate:
⚫ Prevedere un eventuale scostamento di bilancio per rispondere all’emergenza;
⚫ Tassare gli extra profitti, Il Governo ci ha dato ascolto, portando dal 10 al 25% la
tassazione delle imprese energetiche, ma non basta. Ci sono altri settori in
condizioni simili e si può ottenere di più;
⚫ Introdurre un contributo di solidarietà straordinario sulle grandi ricchezze e sulle
reali capacità contributive cresciuti anche durante la pandemia;
⚫ Una vera riforma fiscale progressiva e redistributiva, come chiesto nella
piattaforma unitaria CGIL-CISL-UIL e sostenuta con lo sciopero generale di CGIL e
UIL del 16 dicembre scorso.
Bisogna dire basta alla dilagante precarietà, al part time involontario, al finto lavoro
autonomo, al lavoro povero e sommerso, per puntare su un lavoro con pieni diritti e
qualità:
⚫ Cancellare le forme più precarie di lavoro riducendo così le tipologie contrattuali,
per affermare la centralità del tempo indeterminato come forma comune di rapporto
di lavoro.
⚫ Intervenire sul tempo determinato affinché, legato a specifiche causali, risponda
solo ad effettive e limitate necessità.
⚫ Intervenire per regolare il lavoro autonomo e parasubordinato, allargando diritti e
tutele.
⚫ Introdurre un unico contratto di inserimento al lavoro con percorso di
formazione e con garanzie di stabilità.
⚫ Istituire nella necessaria e non più rinviabile riforma delle pensioni, la pensione di
garanzia per le carriere precarie e per i percorsi di lavoro discontinui che dia
certezza di reddito in prospettiva.
Maggiore giustizia e sicurezza sociale hanno bisogno di investimenti nello stato
sociale e nel welfare pubblico.
Bisogna garantire le risorse necessarie al funzionamento dei servizi pubblici e assumere a
tempo indeterminato le migliaia di precari che fanno funzionare scuole, uffici pubblici,
sanità, assistenza. In particolare vanno stabilizzati subito i precari della sanità che ci
hanno assistito e curato nella pandemia. È necessario aumentare il finanziamento del SSN, il rafforzamento dell’assistenza
territoriale e varare una legge sulla non autosufficienza per garantire la presa in carico
delle persone e la risposta ai loro bisogni da parte dei servizi pubblici.
Allo stesso modo va sostenuto il sistema di istruzione pubblico che ha garantito nel
biennio pandemico la tenuta della scuola pubblica e che attende un pieno riconoscimento
del proprio valore sociale attraverso investimenti strutturali e la valorizzazione della
professione docente e ATA.
È il momento di realizzare un piano straordinario di assunzioni finalizzato ad aumentare
l’occupazione di donne e giovani con una particolare priorità al mezzogiorno e
condizionare al raggiungimento di questi obiettivi le tante risorse e incentivi destinati alle
imprese.
Garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è al centro della nostra proposta: non un
costo ma un investimento per il presente e per il futuro.
Bisogna aumentare i controlli ed eliminare le cause degli infortuni e delle morti sul
lavoro: serve un netto contrasto alla precarietà, un intervento deciso sulla catena degli
appalti e dei subappalti rendendo effettive e esigibili la clausola sociale, il rispetto dei
contratti nazionali, e la pensione anticipata per chi fa lavori usuranti e gravosi.
Le imprese che godono di sostegni pubblici devono essere vincolate ad investire in
sicurezza e va ulteriormente aumentato il numero degli ispettori e potenziare i servizi di
medicina del lavoro territoriali.
È una esigenza del mondo del lavoro e del nostro sistema economico rafforzare il ruolo
del Contratto Nazionale nella sua funzione di tutela e aumento reale del potere d’acquisto
dei salari e pertanto di procedere con questo obiettivo nei loro rinnovi.
Per questo non è condivisibile la posizione espressa dal Presidente di Confindustria che
nei fatti rischia di produrre un blocco dei rinnovi contrattuali nazionali e della contrattazione
collettiva di secondo livello.
In questo contesto è giusto vincolare i sostegni pubblici al sistema delle imprese, alla
tutela dell’occupazione, alle assunzioni stabili, al rispetto normativo e salariale dei contratti
nazionali di lavoro e del loro rinnovo.
In questo quadro è sempre più necessario un provvedimento legislativo di sostegno
all’esercizio della contrattazione collettiva, che assegni validità generale ai contenuti dei
Contratti Nazionali, certifichi la rappresentanza delle parti che li stipulano, garantisca il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori ad eleggere le RSU in tutti i luoghi di lavoro e
sancisca il loro diritto a validare i contratti collettivi che li riguardano tramite il voto.
Per queste ragioni e sulla base della Direttiva Europea che mira a garantire salari dignitosi
e rafforzare la contrattazione collettiva, è giusto introdurre e regolare anche in Italia un
salario minimo.
Condividiamo il percorso indicato dal Ministro del Lavoro che in applicazione dell’Art. 36
della Costituzione propone di prendere a riferimento il trattamento economico complessivo
definito dai contratti nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente
rappresentative, e consideriamo necessario prevedere un provvedimento legislativo come
sopra richiamato.
Affrontare la transizione digitale e ambientale significa mettere in campo vere politiche
industriali, di sviluppo, del turismo e della cultura. Il Governo deve aprire il confronto
su questo perché non è più possibile rincorrere le crisi o assistere allo smantellamento del
nostro sistema produttivo, lasciato in mano alle dinamiche del mercato e alle scelte di
fondi finanziari e multinazionali. Risultano preoccupanti, in questo senso, le scelte
proposte nel disegno di legge “Concorrenza 2022” che affiderebbe al mercato la gestione
dei servizi fondamentali e asset strategici quali i porti, i trasporti, i rifiuti, l’energia e l’acqua.
È necessario accompagnare la transizione energetica e ambientale del modello di
sviluppo del nostro Paese, attraverso un forte ruolo dello Stato e del sistema pubblico,
con un intervento strutturato e governato per la riconversione dei settori produttivi più
esposti e un piano per la giusta transizione con strumenti di adeguati e ammortizzatori
sociali specifici, che riconoscano pienamente la formazione nell’orario di lavoro e
incentivino la redistribuzione/ riduzione degli orari di lavoro.
Per la democrazia.
La CGIL impegna tutte le Camere del lavoro a convocare assemblee pubbliche di
delegate e delegati e attivisti delle leghe, per discutere le nostre proposte, anche
insieme agli studenti e alle associazioni presenti sul territorio, invitando rappresentanti
delle istituzioni, dei Comuni e delle Regioni, a confrontarsi con noi.
Questo percorso di discussione e mobilitazione sul territorio e nei luoghi di lavoro si
concluderà con una GRANDE ASSEMBLEA NAZIONALE in forma aperta da svolgere a
Roma il 18 giugno 2022.

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