03 Mar Rivalutazione pensioni 2019. Recupero degli aumenti solo dopo le elezioni Europee
La manovra votata da questo governo è intervenuta sulle pensioni dei lavoratori, oltre che sulle cosiddette pensioni d’oro. 1.200 euro con quaranta anni di contributi versati è la cifra da cui parte il blocco parziale dell’adeguamento all’inflazione. Con questi soldi il governo farà cassa per le promesse elettorali. Le perdite, anche se ora sembrano ridotte, hanno carattere permanente e rimarranno per tutto il resto della vita.
Questo è un atto di imperio profondamente ingiusto che viola gli impegni assunti dal precedente governo che aveva stabilito il ritorno ad un meccanismo di rivalutazione pieno dal 1 gennaio 2019; un meccanismo che fosse in grado di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati.
Per un governo che vorrebbe – a suo dire – tutelare il potere d’acquisto degli italiani, questa non è certo una buona partenza.
Come si rivaluta la pensione dal 2019
Per le pensioni di importo complessivamente superiore a tre volte il trattamento minimo Inps la misura di rivalutazione spettante è ridotta in base a percentuali decrescenti. Nel dettaglio:
-per le pensioni fino a 3 volte il minimo (€ 1.539,00 mensili), l’adeguamento è pari al 100%;
-per le pensioni oltre 3 e fino a 4 volte il minimo è del 97%;
-per le pensioni oltre 4 e fino a 5 volte il minimo è del 77%;
-per le pensioni oltre 5 e fino a 6 volte il minimo è del 52%;
-per le pensioni oltre 6 e fino a 8 volte il minimo è del 47%;
-per le pensioni oltre 8 e fino a 9 volte il minimo è del 45%;
-per le pensioni oltre 9 volte il minimo è del 40%.
Questi nuovi adeguamenti non sono stati applicati da subito dall’Inps, a causa dell’approvazione tardiva della nuova normativa. Per i mesi da gennaio 2019 a maggio vengono applicati i vecchi adeguamenti (ovviamente maggiori), cioè quelli che sarebbero rientrati in vigore dal 2019 in assenza della nuova legge, cioè:
“-le fasce di importo fino a 3 volte il trattamento minimo saranno rivalutate in misura pari al 100% dell’inflazione;
-per le fasce d’importo tra 3 e 5 volte il minimo si applicherà il 90% dell’inflazione;
-per le fasce d’importo superiore a 5 volte il minimo si applicherà il 75% dell’inflazione”.
Ciò significa che, essendo più bassi gli importi previsti con la Legge di Bilancio, nei prossimi mesi l’Istituto recupererà la differenza.
Pur essendo, da marzo, l’Inps, pronta ad effettuare i conguagli, il Governo ha deciso di procedere al recupero solo dopo le elezioni europee, cioè dal 1° giugno prossimo.
Taglio pensioni d’oro
Per le pensioni più alte, poi, cambia il meccanismo di rivalutazione del trattamento, con un adeguamento al costo della vita che va dal 100% al 40% dell’inflazione, secondo l’importo dell’assegno, e non più dal 100% al 45%. Sugli assegni più alti, però, sarà operato il cosiddetto taglio delle pensioni d’oro, che comporterà l’applicazione di un contributo di solidarietà sino al 40%.